Avelut (Lutto)

 1) Quando una persona entra in agonia, sarà cura dei familiari recitare le preghiere prescritte prima del decesso.

I familiari possono chiedere l’assistenza di un Rabbino.

L’Ufficio Rabbinico è a disposizione per consultazione e assistenza 24 ore su 24, Sabato e festività esclusi.

Qualora il decesso avvenga di Shabbat o di Moed, si contatti attraverso un non ebreo un’agenzia funebre di fiducia, anche per accelerare i tempi della sepoltura.
 2) Avvenuto il decesso, i parenti che si trovano presso il morto, (genitori, figli, fratelli, coniuge) dovranno fare la Kerià, che consiste, in caso di decesso di un genitore, nella lacerazione delle vesti dalla parte sinistra in corrispondenza del cuore, pronunciando ognuno la formula “Baruch … Dayan Ha Emet” (Benedetto …il Giudice di Verità).

In caso di decesso di un altro parente stretto, la lacerazione verrà effettuata a destra.

Se è presente un Rabbino sarà suo compito aiutare i familiari a provvedere a questa triste cerimonia.

E’ possibile altrimenti fare la Kerià al cimitero subito dopo la sepoltura.

Gli abiti con la Kerià dovranno essere tenuti fino al
termine del 7° giorno di Avelut (Shiv’à).

La Kerià non si fa di Sabato e Moed.

Il decesso deve essere subito notificato alla Comunità (Tel. 06.6840061 – non di Shabbat e di Moed).

 3) La salma dovrà essere coperta, avvolta in un lenzuolo e deposta a terra.

Si accenderanno (non di Shabbat) delle candele attorno alla salma ed un lume che dovrà ardere ininterrottamente fino al compimento del 7° giorno della sepoltura nella stanza in cui è avvenuto il trapasso.

 4) Nella stanza in cui si trova la salma verranno coperti gli specchi.

 5) Da questo momento ha inizio la veglia del morto da parte dei familiari i quali – come prescrive la tradizione – leggeranno i Salmi (in ebraico o in qualsiasi altra lingua) fino al momento del funerale.

I parenti potranno chiedere alla Comunità i libri per fare essi stessi la veglia o chiedere la presenza di un vegliante autorizzato.

E’ evidente che il valore delle preghiere recitate dai familiari è assai più grande di quanto non sia quello delle preghiere dette da un’altra persona.

 6) Per tutto il periodo che va dalla morte alla sepoltura i parenti sono Onenìm e possono occuparsi soltanto di ciò che è necessario per i funerali, mentre sono esonerati dall’osservanza dei precetti (Tefillà, tefillin, Birkat ha Mazon ecc.) e non contano per Minian.

 7) La salma viene sottoposta a Rechizà (lavaggio rituale) e vestita con Tachrichin (indumento di tela bianca che viene fornito dalla Comunità).

La Rechizà viene fatta di regola al Cimitero, nell’apposito locale da personale specializzato della Comunità (Chevrà Kaddishà).

In casi particolari può essere effettuata altrove, previa
consultazione con l’Ufficio Rabbinico.

 8) Dopo il funerale inizia l’Avelut che dura 7 giorni (il giorno della sepoltura è già considerato il primo giorno e il settimo giorno termina dopo la preghiera del mattino).

Agli Avelim (genitori, figli, fratelli o coniuge del defunto) non è permesso lavorare durante i sette giorni di Aveluth.

Al ritorno dal cimitero essi dovranno consumare il pasto di Avelut che sarà portato in dono da un’altra famiglia ebrea, stando seduti per terra o su bassi panchetti.

Questo pasto è composto da pane, uova sode, sale e caffè; alcuni aggiungono olive e biscotti. Gli Avelim non possono sedersi a tavola, ma debbono mangiare seduti sui loro sgabelli per tutti sette giorni ad eccezione del Sabato, nel quale possono sedersi regolarmente a mensa.

Se il decesso è avvenuto nell’imminenza di Pesach, Shavuot, Sukkot, Rosh ha Shanà e Kippur, il conteggio dei giorni di Avelut cambia: bisogna quindi rivolgersi all’Ufficio Rabbinico per conoscere le variazioni previste.

 9) Gli Avelim non mettono i Tefillin il primo giorno di lutto.

 10) Gli Avelim non possono farsi la barba durante i 30 giorni successivi alla sepoltura; per i genitori, la barba potrà essere fatta a partire dal 31° giorno e solo su invito pressante di un compagno; Il periodo di 31 giorni non si riduce anche se c’è una festa.

 11) Al settimo giorno, al trentesimo e ai dodici mesi dalla sepoltura, gli Avelim si recheranno al Cimitero per recitare le preghiere di rito sulla tomba del parente scomparso.

E’ bene che al Cimitero ci sia un Minian, in modo che sia possibile dire il Kaddish.

 12) Il Kaddish deve essere recitato dagli Avelim nell’anno di lutto, durante le preghiere del mattino e della sera.

La recitazione del Kaddish si interrompe secondo alcuni le prime tre settimane del 12° mese. Si può chiedere alla Comunità di ricordare il nome del defunto per tutta la durata dell’anno di lutto durante le preghiere quotidiane.

 13) La sepoltura ebraica è in terra.

E’ severamente vietata dalla legge ebraica l’apposizione sulle lapidi di fotografie, sculture ed altre immagini.

 14) Durante l’anno di lutto non si debbono fare né si deve partecipare a riunioni mondane o di divertimento.

In caso di feste di famiglia o di amici, è bene rivolgersi all’Ufficio Rabbinico per sapere come comportarsi.

 15) Chi segue il funerale e visita le tombe al Cimitero deve avere il capo coperto.

Nei giorni di Sabato, di Festa solenne, di mezza festa, Rosh Chodesh, Chanuccà e Purim il Cimitero resta chiuso ai visitatori.

La Comunità è a disposizione delle famiglie per fornire ogni aiuto ed ogni spiegazione, per confortarle ed essere a loro vicina.

La Comunità ha pubblicato un libro “Regole ebraiche di lutto” che viene dato alle famiglie in lutto e che può essere anche richiesto all’Ufficio Rabbinico.

Anniversari

Il primo anniversario cade 12 mesi ebraici esatti dal giorno del seppellimento.

Quelli successivi cadono il giorno della morte sempre secondo il lunario ebraico.

Se il decesso è avvenuto nel mese di Adar in un anno embolismico (con due Adar), l’anniversario cadrà, in un anno embolismico, in quello dei due Adar in cui il decesso è avvenuto e nell’anno normale nell’unico Adar; se è avvenuto in anno normale cadrà sempre di Adar Shenì o nell’unico Adar.

È consuetudine fare un limud (studio) in occasione
dell’anniversario.

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