Il matrimonio
Il matrimonio è uno dei doveri più importanti; questo precetto ristabilisce l’unità originaria di Adamo che conteneva in sé il principio maschile e quello femminile e provvede alla continuità del popolo ebraico, attraverso la procreazione.
1) Quando una coppia decide di sposarsi, deve presentarsi all’Ufficio Rabbinico che provvederà a comunicare tutte le informazioni necessarie per stabilire la data delle nozze e per porre le basi per la fondazione di una casa e di una famiglia ebraica.
In questa fase preparatoria del matrimonio i futuri sposi frequenteranno dei corsi organizzati dalla comunità che li informeranno sul significato del matrimonio, sul diritto matrimoniale ebraico, sulla kasherut, sull’osservanza del sabato e delle feste, sull’insegnamento della Torà ai figli, sulle norme della Taharat ha-mishpachà (rapporti coniugali), sulla mitzvà della tzedaqà (l’aiuto ai bisognosi).
Tali norme contribuiscono a creare quell’atmosfera di qedushà (santità) che rendono solida la famiglia ebraica e le assicurano la felicità e la benedizione divina.
All’atto delle pubblicazioni gli sposi dovranno dichiarare che intendono celebrare le nozze presso il Tempio Maggiore di Roma o in altro luogo e dovranno consegnare all’Ufficio di Stato Civile del Comune, oltre ai certificati richiesti dalla legge (nascita, cittadinanza, stato libero), una richiesta dell’Ufficio Rabbinico, che potrà essere ritirata presso il medesimo.
Le pubblicazioni non si debbono fare di Sabato, né di giorno di festa ebraica.
2) Fissata la data delle nozze, ottenuto il nulla osta da parte dell’Ufficiale di Stato Civile del Comune, gli sposi si presenteranno all’Amministrazione della Comunità e all’Ufficio Rabbinico per consegnare tali documenti e per fornire i nomi ebraici propri e dei genitori, necessari per la scrittura della Ketubà (contratto matrimoniale).
3) La sposa prenderà accordi per fare la Tevilà (bagno rituale) nel Miqvè.
Il Miqvè è una vasca contenente acqua di fonte o acqua venuta a contatto con acqua di fonte o acqua piovana, costruita secondo determinate norme.
Per essere conforme alle regole, la Tevilà deve essere fatta solo nel miqvè (o, a determinate condizioni, in acqua di fonte, di mare etc). La Tevilà può essere fatta solo quando siano trascorsi almeno sette giorni dalla fine del periodo mestruale.
Durante la Tevilà, la donna dovrà curare di non avere indosso anelli o forcine, lacca sulle unghie, rossetto o qualunque altra cosa che impedisca il contatto con l’acqua; durante l’immersione la bocca deve essere chiusa ma non serrata.
La Tevilà dovrà essere effettuata prima del matrimonio.
Secondo la Torà, la vita sessuale è parte fondamentale dell’esistenza e rientra nel progetto della creazione. Scopo dei rapporti sessuali, accanto alla procreazione, è anche quello di creare una vita di coppia armoniosa.
Trascorsi sette giorni dalla constatazione della totale assenza di perdite di sangue, la donna si immerge nel miqvè.
Il rispetto di queste regole ha, tra le altre conseguenze, il fatto che astenendosi per almeno dodici giorni al mese dall’avere rapporti sessuali, i coniugi sono indotti fin dall’inizio ad impostare il matrimonio su altre forme di dialogo e comunicazione.
Dopo ogni Tevilà si ha così un rinnovamento dei rapporti con una riscoperta continua del proprio partner, cosa che contribuisce ad impedire che il rapporto possa inaridirsi.
La Tevilà – eccetto quella che si deve fare prima del matrimonio e che può essere fatta di giorno – va fatta di sera dopo l’uscita delle stelle.
La donna, prima dell’immersione, deve essere perfettamente pulita.
Il testo sulle norme della Tevilà può essere richiesto all’addetta al Miqvé.
4) E’ uso che i padri degli sposi e lo sposo salgano alla lettura della Torà il Sabato precedente il giorno del matrimonio.
5) Prima della lettura della Ketubà, lo sposo consegnerà al Rabbino celebrante l’anello che intende dare alla sposa da lui stesso acquistato.
Non è uso ebraico lo scambio degli anelli.
Il Cohen è sottoposto ad alcune limitazioni nella scelta della sposa (ad esempio: non può sposare né una divorziata, né una proselita).
Il matrimonio non si celebra nei seguenti giorni:
- di Sabato;
- nelle Feste solenni e mezze feste;
- nei digiuni;
- nei giorni che vanno da Rosh ha-Shanà a Kippur;
- durante una parte dei giorni dell’Omer (dall’inizio di Pesach fino al 18 di Yiar escluso) e in quelli che vanno dal 17 di Tammuz al 9 di Av.